Pirandello e le Miniere

«Il Fumo»  
Luigi Pirandello “Novelle per un anno” 
                                                                                                                                           

Appena i zolfatari venivan sù dal fondo della buca col fiato ai denti e le ossa rotte dalla fatica, la prima cosa che cercavano con gli occhi era quel verde là della collina lontana, che chiudeva a ponente l'ampia vallata.
Qua, le coste aride, livide di tufi arsicci, non avevano più da tempo un filo d'erba, sforacchiate dalle zolfare come da tanti enormi formicai e bruciate tutte dal fumo.
Sul verde di quella collina, gli occhi infiammati, offesi dalla luce dopo tante ore di tenebre laggiù, si riposavano. 

A chi attendeva a riempire di minerale grezzo i forni o i «calcheroni», a hi vigilava alla fusione dello zolfo, o s'affaccendava sotto i forni stessi a ricevere dentro ai giornelli che servivan da forme lo zolfo bruciato che vi colava lento come una densa morchia nerastra, la vista di tutto quel verde lontano alleviava anche la pena del respiro, l'agra oppressura del fumo che si aggrappava alla gola, fino a promuovere gli spasimi più crudeli e le rabbie dell'asfissia.

I carusi, buttando giù il carico dalle spalle peste e scorticante, seduti sui sacchi, per rifiatare un pò all'aria, tutti imbrattati dai cretosi acquitrini lungo le gallerie o lungo la lubrica scala a gradino rotto della buca, grattandosi la testa e guardando a quella collina attraverso il vitro fiato sulfureo che tremolava al sole vaporando dai calcheroni accesi o dai forni, pensavano alla vita di campagna, lieta per loro, senza rischi, senza gravi stenti sotto il sole e invidiavano i contadini...

 

carrittera1.jpg (46131 byte)

 

«Ciàula scopre la luna»
Luigi Pirandello “Novelle per un anno” 


La scala era così erta, che Ciàula, con la testa protesa e schiacciata sotto il carico, pervenuto all’ultima svolta, per quanto spingesse gli occhi a guardare in sù, non poteva vedere la buca che vaneggiava in alto.........
Se ne accorse solo quando fu agli ultimi scalini. Dapprima, quantunque gli paresse strano, pensò che fossero gli estremi barlumi del giorno. Ma la chiaria cresceva, cresceva sempre più, come se il sole, che egli aveva pur visto tramontare, fosse rispuntato. Possibile?
Restò - appena sbucato all’aperto - sbalordito. Il carico gli cadde sulle spalle. Sollevò un poco le braccia; aprì le mani nere in quella chiarità d’argento. Grande, placida, come in un fresco, luminoso oceano di silenzio, egli sapeva che cos’era; ma come tante cose si sanno, a cui si è dato mai importanza.
E che poteva importare a Ciàula, che in cielo ci fosse la Luna?
Ora, ora soltanto, così sbucato, di notte, dal ventre della terra, egli la scopriva. Estatico, cadde a sedere sul suo carico, davanti alla buca..
Eccola, eccola là, eccola là, la Luna....... C’era la Luna! la Luna!
E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo dal gran conforto, dalla grande
dolcezza che sentiva, nell’averla coperta la mentr’ella saliva in cielo, la Luna, col su ampio velo di luce ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, nè si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore.
                                                                                                                   
                   

-------------------------------------------------

                                                    Indietro               Fine - Ritorna