La vera storia di Salvatore Giuliano


Cartelloni realizzati da Vincenzo Astuto - 1964


 

Questa è una delle  pagine  di storia più intriganti, avvolta di mistero e di fascino come è la terra di Sicilia. Composta dal grande Poeta dialettale   Ignazio Buttitta nel 1963  è  stata  cantata  da quasi  tutti  i  grandi cantastorie siciliani, incisa su disco (5 L.P.) da Vito Santangelo nel 1966 con la casa discografica SAAR di Milano

I° Cartellone      La storia  di  Turiddu  inizia  nel 1943  quando,  dopo  aver  comprato un sacco di grano al mercato  nero,  per sfamare se e  la  sua  famiglia,  sulla  strada  di  casa   ha  uno  scontro  a  fuoco  con  i carabinieri,  i quali  non  sentendo  ragioni  volevano sequestrarglielo.      Nello  scontro a fuoco  muore un carabiniere e Giuliano subito dopo si dà alla macchia.    E’ importante sottolineare che essendo in periodo di guerra,  in Italia  vigeva  un regime autarchico per cui il grano e la farina erano razionate, e averne una quantità maggiore, significava fare contrabbando; Come dicono i versi della cantata:  

                                     "accattari un cirinu oppuru un lazzu, significava fari ntrallazzu"

Tutto questo naturalmente a discapito dei poveri, poiché i ricchi e i latifondisti avevano i granai pieni, ed è proprio  per  questa  ingiustizia  che  scattò in Giuliano l’irrefrenabile istinto alla rivolta. Da quel momento nasce il Bandito Turiddu Giulianu  che  per  tanti  anni ha impegnato la cronaca, e del quale ancora oggi si parla.  

II° Cartellone    Questo cartellone è la  seconda  parte della storia che inizia con la strage di Portella delle Ginestre avvenuta nel 1947, quando la banda di Giuliano sparò  sui  contadini  riunitisi  a Portella  (ancora oggi non è chiaro come siano andati  realmente i fatti).    Da questo momento Turiddu non ha più dalla sua parte il popolo. La storia si conclude con la morte di  Turiddu Giulianu avvenuta nel 1950 a Castelvetrano a causa  del  tradimento di  Gaspare Pisciotta  "Il cugino Traditore "  che  fu  poi  avvelenato  nel carcere dell’Ucciardone il 9 febbraio 1954; come dicono i versi della cantata:

                                  "a tazza di cafè di dda matina pi zuccaru ci avia la strichinnina"

La storia si conclude con dei versi carichi di rabbia e indignazione: 

"ora nun semu chiù cu l'occhi chiusi, sapemu Giulianu zoccu fù,  nni ficiru di iddu tutti l'usi, ca ci sirbia e ora un serbi chiù.           Sti genti sunnu ancora allu cumannu,
Sicilia, finu a quannu? sinu a quannu?"


NOTE: Questi cartelloni uscirono nelle piazze per la prima volta  nel 1964.   Ci racconta  Vito Santangelo, che durante un’esibizione, fu fermato dai carabinieri che gli sequestrarono il cartellone e gli fecero divieto assoluto di narrare la storia di Giuliano; solamente dopo l’intervento di Buttitta, Vito fu rilasciato insieme al suo aiutante.

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